La strana storia del caffè più caro del mondo.

La strana storia del caffè più caro del mondo.

Pensavate che un caffè in piazza S. Marco a Venezia fosse il prezzo più caro pagato per un espresso? Vi sbagliate di grosso!

Esiste una miscela che viene venduta a 800 euro al kg, ma la parte più sconvolgente non è tanto il costo, quanto il suo processo.
Stiamo parlando del Kopi  (caffè) Luwak (zibetto) il caffè più caro al mondo.

La sua curiosità, oltre al prezzo elevato, è il procedimento.
Viene raccolto dalle feci di Luwak (zibetto delle palme), un piccolo mammifero indonesiano che ricorda come aspetto un incrocio tra un procione e uno scoiattolo.
La sua dieta onnivora include frutti, insetti, uccellini, piccoli roditori ed è ghiotto di chicchi di caffè. La particolare digestione non attacca il chicco ma i suoi enzimi, cambiando la struttura delle proteine, eliminandone l’acidità e rendendo il sapore più morbido, con retrogusto di cioccolato.

Esemplare di Kopi Luwak a caccia di bacche

Ovviamente vi starete chiedendo: “come si è arrivati a pensare di utilizzare le bacche trovate all’interno di escrementi di animale per prepararsi un caffè?!”

E’ proprio vero che la vita delle volte supera qualsiasi immaginazione!
Quando conobbi questo caffè mi incuriosì a tal punto che iniziai a fare delle ricerche.

Ebbene, il tutto nasce in Indonesia ai tempi dei coloni olandesi.
Ai contadini, che lavoravano nelle piantagioni, non era consentito utilizzare le bacche del raccolto destinato agli europei; utilizzavano quindi quelli trovati all’interno delle deiezioni degli zibetti che erano già privi di polpa e pronti per la tostatura.
Non avrebbero mai immaginato di aver in mano i chicchi di quello che sarebbe diventato il caffè più costoso del mondo!

La produzione intensiva del caffe più caro del mondo

Agli inizi degli anni ‘90 l’inglese Tony Wild, commerciante di caffè, iniziò ad importare la miscela di Kopi Luwac in Occidente dando vita al mercato di lusso del caffè.
Presto si è reso necessario passare ad una produzione intensiva a discapito della qualità ma soprattutto della sicurezza di questo prezioso animale.
Per poter sostenere le richieste del mercato, i produttori hanno iniziato a chiudere questi animali in gabbia nutrendoli solamente con bacche di caffè.
Gli animali denutriti e stressati dalle condizioni di cattività, difficilmente superano i 3 anni di “lavoro” che gli permetterebbe poi di tornare in libertà.
Anche la qualità della miscela ne risente. Gli zibetti, essendo ghiotti di queste bacche, scelgono quelle migliori e più mature, una cernita accurata che con l’intervento dell’uomo viene meno.

Esemplare di Kopi Luwak rinchiuso in gabbia

Lo stesso Wild nel 2013 ha lanciato una campagna di sensibilizzazione in merito alle condizioni degli zibetti, spiegando che aveva importato il caffè in quanto “curiosità dal mondo” non pensando, ingenuamente, alle conseguenze.
Ha cercato quindi di capire se ci fosse una certificazione che attestasse la provenienza della miscela se da zibetto selvatico e non da uno in cattività, ma, confrontandosi con gli indonesiani, si è subito reso conto che l’unico modo per avere la certezza della provenienza del caffè fosse quella di seguire gli zibetti durante i loro spostamenti.
Sconsiglia a questo punto l’acquisto, in quanto non eccezionalmente buono da giustificarne il prezzo e non sostenibile per lo sfruttamento dell’animale.
Wild, con questa campagna, arriva tardi nel panorama del caffè “digerito”; infatti, sdoganato ormai il processo di estrazione, siamo passati ad altri animali come uchunari (versione peruviana dello zibetto), elefanti thailandesi, uccelli Jacu (specie galliforme nativa del Brasile) e scimmie Bonobo.
Tutti arruolati per poter vendere a prezzi esorbitanti miscele di caffè provenienti dalla digestione animale.

Esemplare di Uchunari (zibetto peruviano)

Esemplare di Uchunari (zibetto peruviano)

Capiterà a molti di voi di viaggiare per il mondo e incontrare occasioni di assaggio ed acquisto di questo particolare caffè.
E’ giusto provare le specialità del luogo che state visitando ma è buona cosa saper prendere coscienza, informandosi, di come stanno realmente le cose, evitando di incrementare una produzione ed uno sfruttamento eccessivo dell’animale.

E’ importante ricordare che il cambiamento per un mondo migliore parte sempre da noi stessi e dalle scelte, piccole o grandi, che facciamo ogni giorno!

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